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L’ABBANDONO SCOLASTICO

...uno sguardo all'Europa

 

 

La Strategia di Lisbona aveva posto, come uno dei cinque obiettivi europei da raggiungere entro il 2010 nel campo dell’istruzione e della formazione, la riduzione al 10% della quota di giovani che lasciano la scuola senza essere in possesso di un adeguato titolo di studio.

In generale, la scelta di non proseguire gli studi, spesso indice di un disagio sociale che si concentra nelle aree meno sviluppate, non è assente neanche nelle regioni più prospere, dove una sostenuta domanda di lavoro esercita un’indubbia attrazione sui giovani, distogliendoli dal compimento del loro percorso formativo in favore di un inserimento occupazionale relativamente facile.

 

In Italia l’obiettivo non è stato raggiunto nel 2010, ed è stato comunque riproposto nell’ambito della Strategia Europa 2020.

 

Nel 2011 il valore medio dell’indicatore nell’Ue27 si attesta al 13,5%. Tra i paesi che presentano incidenze inferiori al 10%, i più virtuosi sono Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Slovenia (tutti con quote intorno al 5%).
Nell’ambito dei principali paesi dell’Unione, Germania e Francia si trovano in buona posizione, con valori pari rispettivamente all’11,5 e 12%, mentre la posizione peggiore è occupata dalla Spagna, con un tasso di abbandoni scolastici precoci del 26,5%, inferiore solo a quello di Malta.

In Italia, sebbene il fenomeno sia in progressivo calo, si è ancora lontani dagli obiettivi europei:

nella graduatoria europea, l’Italia si colloca nella 4° peggiore posizione, subito dopo il Portogallo, e nel 2011 la quota di giovani che ha interrotto precocemente gli studi è stata pari al 18,2%. Il divario dell’Italia con il dato medio europeo è più accentuato per la componente maschile (21,0 contro 15,3%), in confronto a quella femminile
(15,2 contro 11,6%).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti:

- Istat, Rilevazione continua sulle forze lavoro

- Eurostat, Labour Force Survey

 

Per maggiori informazioni sulla Strategia Europa 2020:

http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm

Alcuni dati:

 

Nonostante i progressi ottenuti nel periodo 2004-2011 - soprattutto nelle regioni meridionali, nelle quali l’incidenza dei giovani che lasciano prematuramente gli studi è scesa di 6,4 punti, a fronte di un decremento di 3,2 punti nelle regioni del Centro-Nord - il traguardo del contenimento degli abbandoni al di sotto del 10% rimane lontano.

 

Nel 2011 il fenomeno degli early school leavers coinvolge ancora il 21,2% dei giovani meridionali ed il 16% dei coetanei del Centro-Nord. L’incidenza maggiore è in Sardegna ed in Sicilia, dove un giovane su quattro non porta a termine un percorso scolastico/formativo dopo la licenza media.

Valori decisamente alti si registrano anche in Campania (22%), Puglia (19,5%) e Calabria (18,2%). Quote elevate di abbandoni si riscontrano anche in alcune aree del Centro-Nord (principalmente in Valle d’Aosta e nella provincia autonoma di Bolzano, ma anche in Toscana e Lombardia).

I progressi maggiori in termini di riduzione degli abbandoni scolastici prematuri sono stati quelli della provincia autonoma di Bolzano e della Puglia.

"L'Europa non può permettersi di fare a meno del contributo che così tanti giovani possono dare alle nostre società e alle nostre economie. Per uscire dalla crisi, dobbiamo valorizzare il potenziale costituito dai giovani europei."

 

José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea

L’abbandono scolastico è un fenomeno conseguente ad un mix di fattori – raramente isolati, molto più spesso legati fra loro visto che il fenomeno, per sua natura, tocca condizioni giovanili differenti – che possono avere un’incidenza significativa tanto dal punto di vista dei “fattori individuali”, ovvero dei motivi personali e familiari che portano alla scelta di abbandonare gli studi, quanto di quei fattori legati al contesto socio-economico e territoriale, al sistema di istruzione e formazione e al mercato del lavoro.

Se si focalizza l’attenzione sul singolo studente e sui segnali che precedono il suo abbandono scolastico si risale ad una serie di variabili personali che andrebbero poi analizzate caso per caso, decodificate nel soggetto stesso e all’interno del suo contesto di vita. Esistono poi una serie eventi ed esperienze significative trascorse e dei fattori di tipo contestuale.

 

Variabili personali

Variabili temporali

Variabili contestuali

  • Genere

  • Età

  • Cittadinanza e conoscenza linguistica

  • Nascita in Italia/estero

  • Composizione del nucleo di coabitazione

  • Condizione occupazionale e scolarizzazione dei genitori

  • Mobilità della famiglia

  • Aspirazioni lavorative

  • Interessi e preferenze

  • Motivazioni fragili

  • Incapacità decisionali, stress e incertezza nelle fasi di transizione

  • Successi/insuccessi scolastici

  • Esperienze lavorative o contatti con il mondo del lavoro

  • Episodi fallimentari ed eventi imprevisti (e loro successione)

  • Evoluzione della motivazione a studiare e a lavorare

  • Perdita o carenza strutturale di risorse materiali e simboliche

  • Offerta formativa esistente

  • Tipologia di corso e di istituti

  • Problemi a scuola registrati e percepiti

  • Sistema delle gratificazioni percepite

  • Chi assume e come avviene la presa in carico dei soggetti

  • Prospettive di inserimento lavorativo

  • Offerte di supporto, guida e tutorship

  • Rete informativa esistente

  • Rete familiare e amicale

  • Valore attribuito allo studio e alle credenziali educative nel contesto culturale di riferimento

Ciascuno dei fattori sopra elencati si manifesta all’interno di un contesto sociale diverso che li influenza a sua volta.

Per la loro importanza circa il fenomeno studiato, in questa ricerca si è voluto focalizzare l’attenzione su tre aspetti principali:

  • la scuola, sia quale luogo astratto di trasmissione del sapere che quello concreto del sistema scolastico nel suo complesso, sede delle cause dirette dell’abbandono;

  • la famiglia, sede delle ragioni biografiche e culturali e degli stati di malessere che possono intralciare il percorso scolastico;

  • il contesto lavorativo, sede dei fattori “indiretti” che producono ansia verso il futuro e desiderio di scelte alternative.

 

Per un'analisi più dettagliata dei tre ambienti consultare il report finale.

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